Non temere la paura, figlio mio, poiché anche se è come un diamante
che lascia un segno perfino nella più dura materia, un solo raggio
di sole la dissolve in una mite acquerugiola che illumina l’ultimo
angolo cupo del cuore.
2
Quando in una gelida notte scorgerai la luna nell’alto cielo,
il senso della solitudine e della desolazione ti abbandoni.
Perché la sua luce disseta tutti coloro che le rivolgono
lo sguardo, figli suoi.
3
Quando parli agli sconosciuti, pronuncia le parole come cantando
una preghiera a un dio crudele che ti premierà solo dopo la morte.
Quando invece ti rivolgi ai conoscenti e ai tuoi cari, le tue parole
siano dure come pietre che risuonano nel dolce vento.
4
Cerca di udire ciò che, come ombra dietro ad aspre parole,
passa: il soave suono dell’imperscrutabile, di cui sei figlio.
5
Vedrai migliaia di morti e sentirai parlare di centomila vite
e nessuna morte e nessuna vita sfioreranno il tuo cuore.
Ma il tuo cuore non sarà di pietra. Poiché vive
un’unica morte.
6
Sole, luna, stelle – tutto e nulla, tutti e nessuno. Medita
così e nella notte sorda ascolta il canto solare che
desta i sogni e indora il mare.
7
Pensa senza pensare, sogna senza sognare, ama senza passione
e troverai la risposta all’interrogativo che ti sei posto
all’alba della tua giovinezza: cosa sarò da vecchio?
8
Quando rammenterai il luogo e il tempo della tua nascita,
quando ricorderai il volto materno e la luce che sorgeva
dietro tuo padre, quando ti sovverrai anche dei colori
dei fiori che stavano appassendo nel giardino, allora
saprai che questa era la tua ultima nascita.
9
Non basta incontrare un vecchio, vedere la sofferenza di un malato
e attraversare l’ombra di un moribondo per svegliarti e scoprire
che il mondo è un’illusione e l’allegra dimora degli ignoranti.
Devi invecchiare, ammalarti e la morte deve separare il tuo corpo
dalla tua mente. Solo allora incomincerai a sognare la realtà
e spunterà l’alba di tutte le albe.
10
Eri uno di quei fortunati, la cui nascita non preannunciava
un’epoca nuova. Uno tra coloro, la cui morte era la fine
del conteggio del tempo. Adesso sei una nuvola che non
tutti i bambini scorgono, perché sei benigno e troppo
effimero per togliere la luce al sole.
11
Eri il padrone della gioia e dagli animali hai appreso
i gesti e il linguaggio. Ora conti i tesori che il vento
ti ha portato dal sud. E i tuoi gesti e il tuo linguaggio
sono grevi e freddi. Hai tradito il tuo padrone.
12
Ti sei liberato dell’acqua e dell’animale, prendendo in mano
la felicità come pane quotidiano. Ma in pieno inverno hai
incontrato una sorella, la neve, che stava seppellendo la tua
casa. Per la prima volta ti sei reso conto della tua solitudine.
13
Se deciderai di partire, non farlo, quando i tuoi cari
stanno dormendo. Perché tu sei il loro sonno e così non
si risveglieranno mai più. E nessuno saprà che te ne
sei andato.
14
Leggerai in che modo gli dei diventarono uomini e come costoro
rinnegarono se stessi. E ti sorprenderà la rabbia che si desterà
in te. La notte sarà ricolma di lacrime, foriere di fede.
15
Sedendo accanto ad un libro chiuso, ti renderai conto che la nascita
è l’inizio della sofferenza e del dolore. E che è il desiderio a mettere
l’animo in subbuglio, e che l’anima vaga, prigioniera nel corpo. Apri
il libro e ascolta il canto dell’uccello che vola verso il sud per morire.
16
La tua via sarà ormai in declino e t’inoltrerai verso la valle
del riposo. E penserai di avere raggiunto l’estrema
sapienza: di aver capito la Dottrina. Ma allora, chi ti seguirà,
dirà: "Hanno piantato dei chiodi sui davanzali, affinché
gli uccelli non possano più posarvisi. Perché l’hanno
fatto?" E scenderai in silenzio verso la valle del riposo,
conscio di non poter capire mai la Dottrina fino in fondo.
17
Non fidarti del libro anche se parla la tua lingua. Perché
la lingua è la figlia del serpente che giace freddo e immobile
sotto il sole cocente, cullando in sé il veleno – unica verità
che nessuno può negare, ma nemmeno esprimere.
18
Non sei ciò che ritieni di essere, perché non sei tu ciò che pensi,
ma i pensieri vivono in te per conto proprio e quindi non appellarti
mai a loro. Lascia andare i pensieri col vento che si è fermato per
un attimo sul tuo viso, e allora ti abbandoneranno l’inquietudine
e il brusìo di centinaia di voci, che – come il cuculo - ti hanno
prescelto per farne di te, straniero, il loro nido.
19
Ascolta la musica che ti porta in strani paesi sconosciuti,
acciocché tu intraveda laggiù, in un raggio di sole che filtra
da una nube, la tua vita passata e quella futura. Nato
nella musica che non sentirai mai, poiché il suo nome
è silenzio.
20
Un giorno, quando il passato apparirà ai tuoi occhi, il tempo sarà
luminoso come all’alba. Le cristalline immagini della vita, che si
è spenta ormai da un pezzo, saranno dolci come miele, e tu ti tufferai
dentro come in un caldo mare del sud. Comunque sappi: le immagini
del passato sono un fuoco, nel quale arderai. Si nutrirà con i tuoi
desideri, le tue passioni e gli oggetti che prenderai in mano. E
lo stesso accadrà con i fenomeni, di cui farai parte.
21
Passeggia per i sentieri, lungo i quali camminavi da
piccolo. Passa davanti alle case e ai giardini che erano
amici fedeli della tua crescita. Chiamali tua madre e
tuo padre. Però – tutto quello che ripercorrerai,
tingendolo con i tuoi ricordi, non è la tua vita trascorsa.
Bensì le tue innumerevoli morti, nelle quali sceglievi
sempre una nuova nascita.
22
Forse non ti seguiranno mai mille discepoli, a cui rivolgere
la parola sul colle, simile alla testa di un elefante. Ma per
questo il valore della tua vita non sarà inferiore a quello
di colui che si chiamava l’Iniziato (il Desto). Perché anche
lui sognava come te – ad occhi aperti. Ed anche tu potrai
dire: "Ciò che bisognava fare, è stato fatto."
23
Probabilmente non avrai discepoli e forse perfino non
proverai la vera amicizia. Ma certamente amerai e
l’amore ti renderà sveglio e attento a ogni anelito
della tua anima. Essendo figlio (?) del vento che spirava
fin dall’inizio del mondo.
24
Quando sentirai dire qualcuno: "Mi trovo a mio agio, anche se
sto semplicemente nella tua ombra," sappi che costui è tuo figlio.
Che abbandonasti, perché temevi che ti avrebbe inchiodato alle
illusorie apparenze del mondo, dando un nome alla tua libertà.
25
Se deciderai di scrivere poesie, sappi che si tratta di
una libertà tremenda. Puoi scrivere qualsiasi cosa, ma
ciò che hai scritto, ti condanna a condividere in eterno
la sua sorte, anche se non riesci più a infondervi la vita,
ma solo la propria morte.
26
Chiudi gli occhi e il buio, nel quale piomberai, sarai tu stesso
che non esci mai dal tuo intimo. Tappati le orecchie e i suoni
che udrai – poiché non è vero che alla fine sentirai il silenzio –
saranno tu che non riuscirai mai a capirti.
27
Se ti capiterà di incontrare in un bosco profondo una belva
inferocita, non avvicinarti ad essa e non cercare di ammansirla
con dolci parole in un docile giocattolo, in un’amica fedele
della tua solitudine. Perché non sei l’Iniziato (il Desto) che
per tre giorni sopportò pazientemente inumane sofferenze.
Addormentandosi placidamente il quarto giorno.
28
Trattieniti sempre nel bosco e non uscire mai allo scoperto;
mangia solo quel cibo che tanto gli uccelli quanto gli animali
dal sangue caldo evitano; vestiti di raggi solari che di primo
mattino distendono i loro tessuti sulle radure; non accettare
mai i doni che la notte posa ai tuoi piedi, e nemmeno quelli
che adagia sul tuo guanciale; non dimostrare mai la tua
benevolenza verso le cose, i fenomeni e gli esseri che si fidano
di te ciecamente. Così raggiungerai un elevato grado di solitudine.
29
La luminosità del volto che segue le stelle nel cielo notturno
incanterà anche i più umili. Perciò bada: non fidarti dei volti
e neanche delle stelle. I primi vanno verso la morte, le seconde
sono morte ormai da tempo immemorabile.
30
Dopo una pioggia incessante che durerà nove giorni, verrà
la malattia a suscitare in te il desiderio di unirti a tutti quelli,
di cui ascoltasti le parole. Uscirai allegro sotto il cielo piovoso
e in silenzio li saluterai. La pioggia cesserà di cadere,
ma non tornerà il sereno.
31
Quando costruirai la tua casa, fa’ sì che le sue pareti siano
trasparenti, fatte di lamine solari, affinchè tu possa ascoltare
ad occhi chiusi la musica dalle profondità dell’oceano: bianche
creature-pietre vive che erigono una scalinata verso il cielo.
Quando ti costruirai la casa, falla così spaziosa come la palma
di una mano e traccia con un coltello i suoi confini che la
separino dall’austera madre terra.
32
Il tuo canto sia semplice, ripeti la voce del vento, segui
il merlo, guarda il cielo e lassù vedrai tutto ciò
che non sarà mai nel canto.
33
Non dipendere dagli altri, ma in loro cerca rifugio, così
insegnava l’Iniziato che partiva nei sogni che tutti
gli insonni sogneranno. Era il partente, erano
i sognatori e tu sarai un’isola.
34
Viaggerai verso nord-ovest e i fiumi canteranno come
dei flauti. Non cercare di capire la loro melodia essendo
stata fusa dal silenzio e canta ciò che verrà dopo la fine.
35
Colui, al quale offrirai l’ultimo pasto prima di ottenere
l’Illuminazione, ti coprirà di doni: il tuo cibo diventerà
preghiera che tutti reciteranno, anche i più infimi tra i
mendicanti.
36
Raggiungerai il tuo scopo se porterai in dono al tuo Maestro
le lacrime che hai versato, nel momento in cui sei venuto a
sapere il numero dei giorni che hai ancora davanti. Perché
sei diventato l’interprete del mistero.
37
Forse alla tua ultima ora non tremeranno né la terra né il cielo.
Ma ciò non significa che partirai senza che entrambi, tanto il cielo
quanto la terra, sappiano che tu li abbia amati e onorati. Perché
i genitori anche con il silenzio riconoscono il figlio devoto.
38
Canta, poiché il tuo nome è uccello, venuto da lontano, dal
limite del mondo, dove iniziano il Vuoto e la Perfezione che
ad ogni essere sensibile assegnano un compito sublime; di
rendere testimonianza della loro vacuità e perfezione; della
loro forma che è vuota e della perfezione che non ha forma.
39
Contempla il cielo notturno; lassù, dove vedrai il Gran Carro*,
troverai gli insegnamenti di chi è morto felice. Invece là dove
s’indora il Piccolo Carro**, vivono i comandamenti di coloro
che temevano la felicità.
Nota del poeta:* Mahajana ** Hinajana
40
Davanti a te ci saranno quattro strade e nessuno saprà dirti
quale devi imboccare, affinché il tuo viaggio non finisca mai.
Perciò aspetta che cali la sera e, libero dal dubbio, va’ dove ti
porta il cuore ansioso. Nel buio più fitto, e dove il profumo
dei fiori è amaro.
41
Sono quattro le vie della conoscenza e le scoprirai se guarderai
il mondo dei fenomeni a occhi chiusi, abbandonandoti stupito
alla ricchezza delle forme, dei colori, dei profumi. Ma dopo apri
gli occhi e il mondo intorno a te scomparirà. L’azzurro, circonfuso
di biancore, sarà tutto ciò che ti circonderà e tu ti troverai dentro.
Unite tutte e quattro le vie
Traduzione: Jolka Milič
(Da Il libro per mio figlio)
1
Non temere la paura, figlio mio, poiché anche se è come un diamante
che lascia un segno perfino nella più dura materia, un solo raggio
di sole la dissolve in una mite acquerugiola che illumina l’ultimo
angolo cupo del cuore.
2
Quando in una gelida notte scorgerai la luna nell’alto cielo,
il senso della solitudine e della desolazione ti abbandoni.
Perché la sua luce disseta tutti coloro che le rivolgono
lo sguardo, figli suoi.
3
Quando parli agli sconosciuti, pronuncia le parole come cantando
una preghiera a un dio crudele che ti premierà solo dopo la morte.
Quando invece ti rivolgi ai conoscenti e ai tuoi cari, le tue parole
siano dure come pietre che risuonano nel dolce vento.
4
Cerca di udire ciò che, come ombra dietro ad aspre parole,
passa: il soave suono dell’imperscrutabile, di cui sei figlio.
5
Vedrai migliaia di morti e sentirai parlare di centomila vite
e nessuna morte e nessuna vita sfioreranno il tuo cuore.
Ma il tuo cuore non sarà di pietra. Poiché vive
un’unica morte.
6
Sole, luna, stelle – tutto e nulla, tutti e nessuno. Medita
così e nella notte sorda ascolta il canto solare che
desta i sogni e indora il mare.
7
Pensa senza pensare, sogna senza sognare, ama senza passione
e troverai la risposta all’interrogativo che ti sei posto
all’alba della tua giovinezza: cosa sarò da vecchio?
8
Quando rammenterai il luogo e il tempo della tua nascita,
quando ricorderai il volto materno e la luce che sorgeva
dietro tuo padre, quando ti sovverrai anche dei colori
dei fiori che stavano appassendo nel giardino, allora
saprai che questa era la tua ultima nascita.
9
Non basta incontrare un vecchio, vedere la sofferenza di un malato
e attraversare l’ombra di un moribondo per svegliarti e scoprire
che il mondo è un’illusione e l’allegra dimora degli ignoranti.
Devi invecchiare, ammalarti e la morte deve separare il tuo corpo
dalla tua mente. Solo allora incomincerai a sognare la realtà
e spunterà l’alba di tutte le albe.
10
Eri uno di quei fortunati, la cui nascita non preannunciava
un’epoca nuova. Uno tra coloro, la cui morte era la fine
del conteggio del tempo. Adesso sei una nuvola che non
tutti i bambini scorgono, perché sei benigno e troppo
effimero per togliere la luce al sole.
11
Eri il padrone della gioia e dagli animali hai appreso
i gesti e il linguaggio. Ora conti i tesori che il vento
ti ha portato dal sud. E i tuoi gesti e il tuo linguaggio
sono grevi e freddi. Hai tradito il tuo padrone.
12
Ti sei liberato dell’acqua e dell’animale, prendendo in mano
la felicità come pane quotidiano. Ma in pieno inverno hai
incontrato una sorella, la neve, che stava seppellendo la tua
casa. Per la prima volta ti sei reso conto della tua solitudine.
13
Se deciderai di partire, non farlo, quando i tuoi cari
stanno dormendo. Perché tu sei il loro sonno e così non
si risveglieranno mai più. E nessuno saprà che te ne
sei andato.
14
Leggerai in che modo gli dei diventarono uomini e come costoro
rinnegarono se stessi. E ti sorprenderà la rabbia che si desterà
in te. La notte sarà ricolma di lacrime, foriere di fede.
15
Sedendo accanto ad un libro chiuso, ti renderai conto che la nascita
è l’inizio della sofferenza e del dolore. E che è il desiderio a mettere
l’animo in subbuglio, e che l’anima vaga, prigioniera nel corpo. Apri
il libro e ascolta il canto dell’uccello che vola verso il sud per morire.
16
La tua via sarà ormai in declino e t’inoltrerai verso la valle
del riposo. E penserai di avere raggiunto l’estrema
sapienza: di aver capito la Dottrina. Ma allora, chi ti seguirà,
dirà: "Hanno piantato dei chiodi sui davanzali, affinché
gli uccelli non possano più posarvisi. Perché l’hanno
fatto?" E scenderai in silenzio verso la valle del riposo,
conscio di non poter capire mai la Dottrina fino in fondo.
17
Non fidarti del libro anche se parla la tua lingua. Perché
la lingua è la figlia del serpente che giace freddo e immobile
sotto il sole cocente, cullando in sé il veleno – unica verità
che nessuno può negare, ma nemmeno esprimere.
18
Non sei ciò che ritieni di essere, perché non sei tu ciò che pensi,
ma i pensieri vivono in te per conto proprio e quindi non appellarti
mai a loro. Lascia andare i pensieri col vento che si è fermato per
un attimo sul tuo viso, e allora ti abbandoneranno l’inquietudine
e il brusìo di centinaia di voci, che – come il cuculo - ti hanno
prescelto per farne di te, straniero, il loro nido.
19
Ascolta la musica che ti porta in strani paesi sconosciuti,
acciocché tu intraveda laggiù, in un raggio di sole che filtra
da una nube, la tua vita passata e quella futura. Nato
nella musica che non sentirai mai, poiché il suo nome
è silenzio.
20
Un giorno, quando il passato apparirà ai tuoi occhi, il tempo sarà
luminoso come all’alba. Le cristalline immagini della vita, che si
è spenta ormai da un pezzo, saranno dolci come miele, e tu ti tufferai
dentro come in un caldo mare del sud. Comunque sappi: le immagini
del passato sono un fuoco, nel quale arderai. Si nutrirà con i tuoi
desideri, le tue passioni e gli oggetti che prenderai in mano. E
lo stesso accadrà con i fenomeni, di cui farai parte.
21
Passeggia per i sentieri, lungo i quali camminavi da
piccolo. Passa davanti alle case e ai giardini che erano
amici fedeli della tua crescita. Chiamali tua madre e
tuo padre. Però – tutto quello che ripercorrerai,
tingendolo con i tuoi ricordi, non è la tua vita trascorsa.
Bensì le tue innumerevoli morti, nelle quali sceglievi
sempre una nuova nascita.
22
Forse non ti seguiranno mai mille discepoli, a cui rivolgere
la parola sul colle, simile alla testa di un elefante. Ma per
questo il valore della tua vita non sarà inferiore a quello
di colui che si chiamava l’Iniziato (il Desto). Perché anche
lui sognava come te – ad occhi aperti. Ed anche tu potrai
dire: "Ciò che bisognava fare, è stato fatto."
23
Probabilmente non avrai discepoli e forse perfino non
proverai la vera amicizia. Ma certamente amerai e
l’amore ti renderà sveglio e attento a ogni anelito
della tua anima. Essendo figlio (?) del vento che spirava
fin dall’inizio del mondo.
24
Quando sentirai dire qualcuno: "Mi trovo a mio agio, anche se
sto semplicemente nella tua ombra," sappi che costui è tuo figlio.
Che abbandonasti, perché temevi che ti avrebbe inchiodato alle
illusorie apparenze del mondo, dando un nome alla tua libertà.
25
Se deciderai di scrivere poesie, sappi che si tratta di
una libertà tremenda. Puoi scrivere qualsiasi cosa, ma
ciò che hai scritto, ti condanna a condividere in eterno
la sua sorte, anche se non riesci più a infondervi la vita,
ma solo la propria morte.
26
Chiudi gli occhi e il buio, nel quale piomberai, sarai tu stesso
che non esci mai dal tuo intimo. Tappati le orecchie e i suoni
che udrai – poiché non è vero che alla fine sentirai il silenzio –
saranno tu che non riuscirai mai a capirti.
27
Se ti capiterà di incontrare in un bosco profondo una belva
inferocita, non avvicinarti ad essa e non cercare di ammansirla
con dolci parole in un docile giocattolo, in un’amica fedele
della tua solitudine. Perché non sei l’Iniziato (il Desto) che
per tre giorni sopportò pazientemente inumane sofferenze.
Addormentandosi placidamente il quarto giorno.
28
Trattieniti sempre nel bosco e non uscire mai allo scoperto;
mangia solo quel cibo che tanto gli uccelli quanto gli animali
dal sangue caldo evitano; vestiti di raggi solari che di primo
mattino distendono i loro tessuti sulle radure; non accettare
mai i doni che la notte posa ai tuoi piedi, e nemmeno quelli
che adagia sul tuo guanciale; non dimostrare mai la tua
benevolenza verso le cose, i fenomeni e gli esseri che si fidano
di te ciecamente. Così raggiungerai un elevato grado di solitudine.
29
La luminosità del volto che segue le stelle nel cielo notturno
incanterà anche i più umili. Perciò bada: non fidarti dei volti
e neanche delle stelle. I primi vanno verso la morte, le seconde
sono morte ormai da tempo immemorabile.
30
Dopo una pioggia incessante che durerà nove giorni, verrà
la malattia a suscitare in te il desiderio di unirti a tutti quelli,
di cui ascoltasti le parole. Uscirai allegro sotto il cielo piovoso
e in silenzio li saluterai. La pioggia cesserà di cadere,
ma non tornerà il sereno.
31
Quando costruirai la tua casa, fa’ sì che le sue pareti siano
trasparenti, fatte di lamine solari, affinchè tu possa ascoltare
ad occhi chiusi la musica dalle profondità dell’oceano: bianche
creature-pietre vive che erigono una scalinata verso il cielo.
Quando ti costruirai la casa, falla così spaziosa come la palma
di una mano e traccia con un coltello i suoi confini che la
separino dall’austera madre terra.
32
Il tuo canto sia semplice, ripeti la voce del vento, segui
il merlo, guarda il cielo e lassù vedrai tutto ciò
che non sarà mai nel canto.
33
Non dipendere dagli altri, ma in loro cerca rifugio, così
insegnava l’Iniziato che partiva nei sogni che tutti
gli insonni sogneranno. Era il partente, erano
i sognatori e tu sarai un’isola.
34
Viaggerai verso nord-ovest e i fiumi canteranno come
dei flauti. Non cercare di capire la loro melodia essendo
stata fusa dal silenzio e canta ciò che verrà dopo la fine.
35
Colui, al quale offrirai l’ultimo pasto prima di ottenere
l’Illuminazione, ti coprirà di doni: il tuo cibo diventerà
preghiera che tutti reciteranno, anche i più infimi tra i
mendicanti.
36
Raggiungerai il tuo scopo se porterai in dono al tuo Maestro
le lacrime che hai versato, nel momento in cui sei venuto a
sapere il numero dei giorni che hai ancora davanti. Perché
sei diventato l’interprete del mistero.
37
Forse alla tua ultima ora non tremeranno né la terra né il cielo.
Ma ciò non significa che partirai senza che entrambi, tanto il cielo
quanto la terra, sappiano che tu li abbia amati e onorati. Perché
i genitori anche con il silenzio riconoscono il figlio devoto.
38
Canta, poiché il tuo nome è uccello, venuto da lontano, dal
limite del mondo, dove iniziano il Vuoto e la Perfezione che
ad ogni essere sensibile assegnano un compito sublime; di
rendere testimonianza della loro vacuità e perfezione; della
loro forma che è vuota e della perfezione che non ha forma.
39
Contempla il cielo notturno; lassù, dove vedrai il Gran Carro*,
troverai gli insegnamenti di chi è morto felice. Invece là dove
s’indora il Piccolo Carro**, vivono i comandamenti di coloro
che temevano la felicità.
Nota del poeta:* Mahajana ** Hinajana
40
Davanti a te ci saranno quattro strade e nessuno saprà dirti
quale devi imboccare, affinché il tuo viaggio non finisca mai.
Perciò aspetta che cali la sera e, libero dal dubbio, va’ dove ti
porta il cuore ansioso. Nel buio più fitto, e dove il profumo
dei fiori è amaro.
41
Sono quattro le vie della conoscenza e le scoprirai se guarderai
il mondo dei fenomeni a occhi chiusi, abbandonandoti stupito
alla ricchezza delle forme, dei colori, dei profumi. Ma dopo apri
gli occhi e il mondo intorno a te scomparirà. L’azzurro, circonfuso
di biancore, sarà tutto ciò che ti circonderà e tu ti troverai dentro.
Unite tutte e quattro le vie